Lunedì 24 novembre ore 12:00
Hangout Meets
Scuola e sanità sono servizi essenziali per le persone e la loro qualità fa la differenza per una vera società civile evoluta.
I valori fondamentali della salute e dell’istruzione sono sempre importanti. È indubbio, però, che assumono un significato di assoluta priorità nei periodi di grave emergenza sanitaria, economica e sociale come quelli che stiamo vivendo dall’inizio di quest’anno, per effetto e conseguenza della grave pandemia da Covid-19.
Ad una prima fase di inizio anno 2020 che ha preso tutti di sorpresa, in Italia e nel mondo, e alla quale non eravamo preparati ha fatto seguito una seconda fase non meno grave che stiamo vivendo in questi giorni, anche per effetto e conseguenza di un eccesso di distrazioni di cui siamo stati responsabili nel periodo estivo.
Il servizio sanitario nazionale, prevalentemente organizzato su base regionale e con forte focalizzazione sulle strutture ospedaliere, è stato capace - per la grande professionalità, impegno e abnegazione del personale medico e delle professioni sanitarie - di reggere l’urto iniziale dell’emergenza seppure in modo differenziato tra i diversi territori regionali e all’interno delle stesse Regioni.
I migliori risultati sono venuti, all’inizio come oggi, da quelle realtà regionali meglio organizzate sul territorio dove i medici di base e i distretti sanitari hanno costituito un filtro fondamentale e indispensabile prima di arrivare ai ricoveri ospedalieri.
Nel corso di questi mesi i rapporti tra Stato, Regioni ed Enti Locali sono stati contrassegnati da alterne vicende: a volte abbiamo assistito a forme intelligenti e flessibili di leale collaborazione, in altri casi è risultato evidente uno scollamento che ha prodotto effetti negativi, sotto tutti i profili.
Difronte all’assoluta novità mondiale di questa epidemia anche gli esperti, gli scienziati e i ricercatori di vario genere si sono trovati in difficoltà e vi sono stati momenti dove le risposte e le soluzioni indicate sono state se non divergenti almeno differenti, a volte anche confuse.
Nel complesso, però, possiamo e dobbiamo dire che il sistema sanitario italiano (da sempre universalisitico), con le dovute differenze, ha tenuto in modo soddisfacente anche se sono necessari interventi strutturali in parte già realizzati ed in parte previsti nella legge di bilancio 2021 che il Governo sta per presentare alle Camere.
Sarebbe probabilmente utile utilizzare anche i fondi messi a disposizione dall’Europa e contenuti nel MES con specifica destinazione a spese dirette e indirette per la sanità.
Sul versante dell’istruzione l’emergenza da Covid-19 ha letteralmente “travolto” l’organizzazione scolastica fondata esclusivamente, o quasi, sulle attività didattiche in presenza. Dall’oggi al domani (a partire dal 5/3/2020) il sistema istruzione nella sua interezza e le istituzioni scolastiche, come luogo di organizzazione e erogazione del servizio, sono state costrette ad una radicale riorganizzazione che ha comportato un lavoro enorme e senza precedenti.
Sono stati necessari sin dal primo momento interventi finanziari garantiti con specifiche misure legislative, è stato doveroso mettere a disposizione degli alunni e della personale adeguata strumentazione tecnologica per i collegamenti a distanza, nonché rivedere tutte le modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative per i docenti e gli ATA ricorrendo al lavoro da remoto (lavoro agile).
L’attività di acquisto di beni e servizi e di riorganizzazione delle attività didattiche e delle prestazioni ha visto coinvolti prioritariamente i Dirigenti scolastici (su tutto il fronte) e i Direttori SGA con riferimento agli aspetti di carattere amministrativo e contabile e di organizzazione e gestione del personale ATA.
Nelle scuole la prima fase si è conclusa senza la possibilità di un ritorno in presenza degli alunni per oltre tre mesi a partire dal 5/3/2020, fatta eccezione per lo svolgimento in presenza degli esami di Stato; uno svolgimento che è avvenuto nella massima sicurezza e con piena soddisfazione degli alunni, delle loro famiglie e del personale che vi è stato coinvolto.
I mesi estivi sono stati utilizzati, anche con la definizione di protocolli di intesa e lo svolgimento di relazioni sindacali, per organizzare l’avvio dell’a.s. 2020/2021 in sicurezza e in presenza.
Anche in tema di istruzione le competenze concorrenti tra Stato, Regioni ed Enti Locali hanno generato situazioni altalenanti e non sempre si è pervenuti a decisioni condivise sull’intero territorio nazionale.
Il tentativo di ripartire con le attività didattiche in presenza è stato possibile nel mese di settembre quasi ovunque - con date diverse non sempre giustificate a livello regionale e comunale - ma il riemergere dell’emergenza pandemica, a partire dal 13 ottobre, ha portato a situazioni profondamente differenziate nei vari territori sia tra il primo e secondo ciclo che per effetto della recente distinzione in zone rosse, arancioni e gialle.
Dal 6 novembre tutte le scuole del secondo ciclo svolgono la didattica digitale integrata al 100% (con parziali eccezioni), mentre nelle “zone rosse” dove l’emergenza sanitaria è più grave sono in didattica digitale integrata anche le classi seconde e terze delle scuole medie di primo grado.
La Regione dove si sono verificate le maggiori criticità (lezioni avviate solo il 24/9/2020 e in larga misura sospese già dalla metà di ottobre) è la Campania dove i giorni di lezioni in presenza sono stati veramente pochi (ampiamente meno di un mese) e dove sono andate in sofferenza anche le attività di laboratorio (nel secondo ciclo) e gli interventi di inclusione per gli alunni con disabilità e quelli con bisogni educativi speciali.
Lo svolgimento delle attività didattiche in presenza è stato reso difficoltoso, soprattutto nelle grandi aree urbane, da una inadeguata organizzazione dei trasporti.
Vi sono state spesso difficoltà anche nei rapporti tra le scuole e i servizi sanitari territoriali e tra le scuole e gli enti locali. Nel rapporto con i servizi sanitari sarebbe utile recuperare e rilanciare il tema della medicina scolastica.
Come per la sanità, anche per l’istruzione la legge di bilancio 2021, all’esame del Parlamento, prevede alcuni interventi importanti che segnalano una positiva inversione di tendenza: non più tagli ma risorse riconoscendo all’istruzione il valore di un investimento.
In sanità il rapporto Stato/Regioni vede il prevalere della competenza di quest’ultime, ma in buona sostanza stiamo oggi assistendo ad una giusta predominanza delle decisioni statali su quelle regionali (vedi le ordinanze del Ministro della Salute e provvedimenti di commissariamento).
Nell’istruzione il rapporto Stato/Regioni vede prevalenti le competenze dello Stato, ma nella realtà stiamo assistendo ad una confusa predominanza delle decisioni regionali e comunali su quelle statali (vedi le molteplici ordinanze dei Presidenti delle Regioni e dei Sindaci).
Sembra di assistere ad una assurda e dantesca legge del contrappasso a parti invertite su tematiche fondamentali per la vita della comunità e delle persone.
È bene che quanto prima possibile si superi questa situazione, determinando chiaramente quali sono i distinti ambiti di competenza e responsabilità e facendo prevalere, nelle situazioni emergenziali, le decisioni ultime dello Stato su quelle degli altri livelli istituzionali. Ciò deve avvenire soprattutto quando, lo spirito di leale collaborazione non funziona e non si riescono a trovare gli accordi necessari.
Lì, 24.11.2020
IL PRESIDENTE
Giorgio Germani
